QUELLA PIAZZA USURPATA ALLA CULTURA E ALLA TRADIZIONE
LE REGOLE SEMBRANO ESSERE UN OPTIONAL PER LE ISTITUZIONI POTENTINE
L’intitolazione di quella che è conosciuta fra i potentini con radici lontane come “la piazza dei poveri” alla fine di via Pretoria, vicino alla rivalutata “Torre Guevara” si può dire che è intrisa di “irregolarità, omissioni e falsi storici” In quella piazza c’era un mercatino storico, a un certo punto chiuso con la motivazione del mancato rispetto delle condizioni igienico-sanitarie. La logica dice che si sarebbe dovuto sanare le criticità per rassicurare i clienti e gli stessi operatori. Invece è stato chiuso definitivamente! Al suo posto è stato realizzato, nella peggiore tradizione culturale della speculazione edilizia di cui Potenza è vittima da decenni, un parcheggio multiplano. Senza che nessuno si sia posto il problema del rispetto della cultura e delle tradizioni, come dovrebbe una buona e attenta amministrazione, a partire dalla soprintendenza. Intanto la piazza è stata trasferita sopra il parcheggio. Sono stati previsti gli allacci dell’acqua e gli scarichi perché il mercato venisse riaperto. Invece così ancora non è. Intanto, l’amministrazione Guarente ha pensato di “fregarsene” del decennale nome popolare della piazza, intitolandola ai “Martiri delle Foibe” Non solo: anche gli iter procedurali previsti sono stati disattesi. Dopo la delibera di giunta, unico atto formale della giunta Guarente, hanno preso cazzuola e cemento affiggendo la targa. Non tenendo conto neppure del regolamento comunale per la Toponomastica (delibera di Consiglio Comunale n. 44 del 27/4/2007) c) che in sintesi prevede: “ è necessario anzitutto valorizzare i nomi risultanti da ricerche storico-archivistiche riferite all’ambito considerato, eventuali antiche tradizioni orali, denominazioni recenti sorte spontaneamente tra gli abitanti della zona; i nuovi nomi da assegnare devono essere legati alla città e al suo territorio, o richiamare personalità eventi e realtà di rilevanza nazionale e internazionale, tali da rappresentare valori non effimeri, non legati alla convenienza del momento, ampiamente condivisi e indicativi della sensibilità e dell’interesse dell’intera comunità cittadina; non è possibile la sostituzione di toponimi storici o già consolidati, se non in casi eccezionali, previo parere del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, tramite la locale Soprintendenza Regionale” Inoltre, dopo aver tenuto conto del regolamento c’è da interpellare la Prefettura, che a sua volta deve chiedere il parere alla Soprintendenza. Iter completamente mancante. E in tutto questo, il segretario comunale, preposto al controllo del rispetto delle leggi, delle regole e dei regolamenti, cosa fa? Forse è distratto o forse non viene informato? E nella Prefettura? Nonostante ne siano consapevoli “si nascondono” dietro una impossibilità a intervenire. Forse perché non conoscono la circolare del Ministero dell’Interno, la numero 4, del 10 febbraio 1996, che ricorda alle Prefetture che è loro dovere controllare la regolarità della Toponomastica. Se poi si chiede il parere di altre Prefettura, come quella di Bologna, la risposta è: “non ci è mai capitato che il comune non abbia seguito la procedura prevista” Intanto sia alla prefettura che alla Soprintendenza è stato chiesto formalmente di prendere sul serio questa vicenda. Dopo oltre due mesi non è stata fornita risposta scritta. La Soprintendenza sembra abbia preso a cuore la questione sottoposta, pur se non interpellata dal Comune e dalla Prefettura. La soprintendente pensa di scrivere alla Prefettura per capirci meglio. Intento la dottoressa Luigina Tomay pensa di proporre quella piazza in un più ampio progetto, in considerazione della rivalutazione della Torre Guevara, che dista poche decine di metri. E in ultimo vi è un dato storico: come ha confermato la stessa soprintendente: è storicamente non corretta la dicitura “Martiri” trattandosi di “Vittime del massacro” Ovviamente nulla cambia in merito alla crudeltà delle uccisioni a cui si fa riferimento. Ma la storia va trattata per com’è.