BASILICATA: UFFICI REGIONALI IN BALIA DELLE SPINTE ORMONALI
IL DIRIGENTE INCRIMINATO E’ STATO INDIVIDUATO DALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE. SI ASPETTA LA SUA RISPOSTA
Tutti sanno chi è, ma non si potrebbe dire. Quello che viene considerato una sorta di “cacciatore seriale” di donne, in particolare delle sottoposte negli uffici regionali, di cui tanto si parla e scrive in questi giorni. I messaggi che ha inviato, quantomeno in un caso, sono davvero arditi e pornografici all’estremo. Il problema serio è: se sono graditi è un conto, se sono sopportati perché provenienti da poltrone di potere gestionale di un assessorato, è altra cosa. Ne va, si della dignità e serenità delle donne pressate e, poi, in qualche caso sottoposte a una sorta di mobbing, se refrattarie alle avance, come potrebbe avvenire, ma anche nell’interesse generale della buona gestione della cosa pubblica; se viene inficiata da preferenze in funzione della concessione sessuale. Per esempio, fra i tanti possibili scenari; la scelta di un medico che non ha le specializzazioni necessarie per impegnarsi in un ruolo regionale importante, per “simpatie particolari” o concessioni atte a soddisfare gli sbalzi ormonali del soggetto che sceglie. Infatti, da un quadro approssimativo, sulla base del chiacchiericcio e delle confidenze di chi è stata coinvolta, il personaggio avrebbe, come si dice “sempre gli ormoni a palla” E si sa, se il profilo caratteriale di un uomo è soggetto a questa condizione, non c’è da stare tranquilli. Intanto dalla regione pare lo abbiano individuato. Tanto da inviargli una nota per chiedergli chiarimenti sulle notizie di stampa, poi riprese dalla presidente della commissione pari opportunità. Il nome, fin quando non è fatta chiarezza, non è opportuno farlo, non lo si può “sbattere in prima pagina” ma ormai è conosciuto, e si è compreso cosa c’è dietro; meraviglia alcuni il fatto che ancora continui a recarsi al lavoro, come se nulla stesse accadendo. Ma è innocente fino a prova contraria. La procedura che sta seguendo il capo di gabinetto del presidente Bardi pare sia corretta: prima di tutto sentire anche la versione dell’incriminato – si sa, più volte si è assistito a vendette di donne ferite, tradite o trascurate –, l’importante è che non ci si soffermi solo sulle notizie di stampa e sulla, probabile, discolpa dell’interessato, è necessario soprattutto convincere le donne che si sentono turbate e offese, perchè pressate in maniera non gradita, a collaborare per fare la loro parte per giungere alla chiarezza, garantendo loro: anonimato e protezione, soprattutto se soggette a possibili ritorsioni sul loro posto di lavoro. Solo così la verità sarà netta. Per fare un atto adeguato, forse sarebbe il caso di far si che il soggetto in questione sia messo in condizione di non nuocere alle possibili vittime e alla comunità, se agisce assoggettandosi alle spinte sessuali, subite o volute, come non si addice a un dirigente di alto grado come quello in questione.