CROB, PROPAGANDA O FATTI? IL PRESIDENTE DEI SENOLOGI CHIRURGHI DICE LA SUA

La Senologia fra le migliori Breast Unit d’Italia, dicono dall’ospedale rionerese.
Intanto le morti per malattie oncologiche al seno in Basilicata aumentano.

Un dato che colpisce. A prima vista appare inverosimile a chi conosce la difficile situazione sanitaria regionale, in particolare quella del Crob. Nel corso degli anni sono state diverse le occasioni nelle quali non c’è stata corrispondenza fra le affermazioni e i fatti. Spesso il Crob si è auto celebrato fra i migliori ospedali d’Italia, addirittura d’Europa
(leggi qui). E basta “indagare” sentire gli esperti, per scoprire che in molti casi è solo propaganda che induce l’opinione pubblica a sopravvalutare la struttura. Affermare a tambur battente, col supporto della “stampa passiva” che la Breast Unit senologica, oggi diretta dal dottor Thodas Alexios (il cui curriculum disponibile in rete è di una pagina), è fra le élite d’Italia, è fuorviante. Alcuni si sono sbilanciati: sarebbe addirittura fra le 14 migliori del bel paese. Alla base c’è un dato, del 2023, rilanciato ora, che il Crob, in una delle tante fasi critiche, anche per la rinuncia dello scienziato potentino, dottor Giannicola Genovese, all’incarico di direttore scientifico. La certificazione di cui fa vanto il Crob è di un’associazione privata (dell’Organizzazione Europea degli Istituti Oncologici OECI) che richiede l’iscrizione col pagamento di 6,500 euro, con canone annuo di altri 6,500 euro. E’ indubbio che la loro super visione, essendo un gruppo composto da professionisti, chiede il rispetto dei protocolli, tuttavia per il complesso oncologico e non per la singola Brest Unit, come si è fatto veicolare dall’ospedale rionerese. Questo non certifica che altri reparti non iscritti all’associazione, che non hanno richiesto. la non obbligatoria certificazione, siano da meno. Infatti coi suoi 172 interventi, il Crob, che supera di poco la senologia del San Carlo (con 168 interventi – quando era diretta dal dottor Mazzeo Cicchetti, ne ha fatti anche 280), possa essere definibile migliore della maggior parte delle BreasUnit senologiche d’Italia. Per avere un parere tecnico e sensato su questo dato, la parola del massimo esponente dei Chirurghi Senologi Italiani, il presidente dell’associazione: il dott. Francesco Caruso, direttore del dipartimento Oncologico dell’Humanitas di Catania, può certamente offrire un quadro più attento e professionale. Quello diretto dal dottor Caruso, che tratta oltre 700 casi l’anno, è stato il centro italiano scelto dalla sezione sanità della Commissione europea, per un progetto teso all’omologazione dei livelli di assistenza fra i 27 paesi europei. Raggiunto al telefono, il dottor Caruso, ha ricordato che i riferimenti per capire la bontà e professionalità dei centri senologici sono tre: l’Agenas, Eusoma ( European Society of Breast Cancer Specialists) e Senonetwork. Le altre certificazioni non sono rilevanti. Il dottor Caruso non vuole sentir parlare di classifiche o di gruppi migliori o peggiori; si basa solo sul numero e sulla qualità del lavoro svolto. Alla domanda: se ritiene che la Breast Unit senologica del Crob di Rionero possa essere definibile fra le migliori centri d’Italia, come viene descritto dalla stampa in questo periodo, risponde perplesso: “scorrendo l’elenco di Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) del ministero della salute, dei centri più dinamici, il Crob non compare fra i primi 40 – e aggiunge – Si trova al 29esimo posto nell’elenco, il centro di Avellino che supera i 400 casi l’anno – e aggiunge – L’Humanitas di Catania, è l’unico centro del sud a superare i 700 casi. E ovvio che la quantità del lavoro svolto è segno di qualità – e poi dice – 172 interventi sono pochi per poter definire una Breast Unit grossa. Inoltre non è detto neppure che i centri che non hanno richiesto la certificazione a Eusoma – che è quella che si occupa di certificare nello specifico le unità di chirurgia senologica – non rispettino gli standard previsti dai protocolli” “Per tanto – si legge fra le righe delle parole del dottor Caruso – queste classifiche non servono a confermare chi sia migliore o peggiore; A volte risultano irrispettose verso quei professionisti che lavorano seriamente, con dedizione e con buoni risultati, pur non essendo in queste classifiche” Scorrendo l’elenco delle Breast Unit certificate da Eusoma, quella del Crob non risulta fra le 24 (Clicca qui per l’elenco) certificate in Italia. E intanto, proprio ieri, l’Istituto Superiore di Sanità ha fatto sapere che in Basilicata la mortalità per problemi oncologici al seno aumenta. Solo in Calabria la situazione è peggiore. In molti chiedono che la politica non sia passiva e che prenda di petto la situazione, per evitare che sia la propaganda a farla da padrona, non la qualità dei servizi sanitari, a danno dei loro stessi elettori. Si può affermare che il Crob è come un costoso veliero varato per una traversata quasi impossibile, che naviga da anni in acque mosse senza mai riuscire a raggiungere la meta prefissata.