CENTRO DIREZIONALE UNO: IL COMUNE DI POTENZA “SPENDACCIONE”

UNA QUESTIONE TUTTA DA CHIARIRE CHE TROVA MOLTI CONSIGLIERI COMUNALI A FAVORE DEI PRIVATI SENZA BATTER CIGLIO

Il comune di Potenza è in profonda crisi economica da moltissimi anni. Intanto c’è chi con una certa superficialità mette in posta pagamenti dal profilo “dubbio” E’ avvenuto durante la scorsa amministrazione. Si tratta in particolare di circa 580mila a favore della ditta Mancusi che ha realizzato il “secondo centro direzionale” a Poggio Tre Galli. La posta riguarda oneri di urbanizzazione che dovrebbe riconoscere il comune qualora avesse realizzato la cubatura che gli spetta in quell’area, ancora da realizzare. Dove c’è il così detto “buco” Circa 40mila metri cubi. Anche se il passaggio di proprietà dalla ditta Mancusi al comune non è ancora avvenuto, pur se scritto in una sentenza della cassazione. Un iter giudiziario causato dai Mancusi che, nonostante la convenzione, nella quale era prevista la cessione di quel terreno e della derivante cubatura, si sono rimangiati quanto scritto, pretendendo l’area e volendola sottrarre, Dopo circa 18 anni la cassazione ha messo la parola fine alla vicenda, condannando la Mancusi a cedere il terreno e a pagare le spese processuali. Oggi i Mancusi pretenderebbero dal comune gli oneri di urbanizzazione. Nonostante ancora il terreno non sia passato formalmente nel patrimonio del comune e quindi non sia stato realizzato nulla. Martedì 8 ottobre, su richiesta del Consigliere di Basilicata Possibile, Giuseppe Biscaglia, si è riunita la terza commissione presieduta dal consigliere Giampiero Iudiciello. E’ stato ascoltato il dirigente dell’ufficio tecnico Giuseppe D’Onofrio, che ha ricostruito l’iter della convenzione. Sostenendo anch’egli che l’atto d’impegno del comune è legittimo e che gli oneri di urbanizzazione andrebbero riconosciuti. Il consigliere Biscaglia ha fatto notare che l’atteggiamento dei pretendenti (Mancusi) probabilmente non è corretto nei confronti del comune, se si considera che ha tentato di sottrarre l’area in questione, di averla lasciata nell’incuria e immondizia. Tuttavia la questione non è ancora chiara. “Intanto essendo cambiati i tempi, non è detto che il comune possa realizzare la cubatura” ha sottolineato Biscaglia. Va considerato che la ditta ha usufruito, probabilmente non secondo norma, dello scomputo di fondi che, come dice la normativa e lo ha confermato la Corte dei Conti lombarda, non sono scomputabili. Si tratta dei costi di costruzione. Da una previsione di spesa di poco più di due milioni per gli oneri di urbanizzazione, opere necessarie: parcheggi, fogne, acqua e così via, si è arrivati a 5 milioni. Approvati e convalidati dai tecnici comunali del tempo. Non è chiaro secondo quale criterio che neppure l’ingegnere D’onofrio è stato in grado di spiegare. In pratica sono stati spesi dalla ditta, a carico del comune, oltre tre milioni in più, scomputati in maniera non chiara. Oggi, nonostante tutto, la ditta pretende altri soldi che in molti dei consiglieri intendono sia giusto dare, senza neppure provare a indagare se tutto sia stato fatto oltre ogni dubbio e nel rispetto delle norme, opponendosi così come è certamente possibile. C’è chi invece crede che il comune dovrebbe piuttosto chiedere i danni, per aver fatto passare 18 anni di giudizio (probabilmente pretestuoso) per cedere quanto era del comune dal momento della sottoscrizione “dell’ambigua convenzione” Che sembra valere più se il comune deve sborsare, meno se deve avere. Addirittura un consigliere, ormai alla terza legislatura, fra governo, durante la giunta DeLuca, e opposizione nella scorsa legislatura, attualmente in maggioranza, ha voluto far intendere che la sentenza prevedesse anche la corrisponsione contestuale alla cessione del terreno, del pagamento degli oneri di urbanizzazione. Addirittura inventato sentenze inesistenti che ordinerebbero al comune di pagare. Questa è, purtroppo, il modus operandi della politica degli ultimi decenni nella città capoluogo.

 

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