L’ACQUA, BENE PRIMARIO. COVA CONTRO E ASSOCIAZIONE SPAZIO K FANNO IL PUNTO
INCONTRO PUBBLICO SULL’ACQUA DISTRIBUITA NEI 29 COMUNI DEL BASENTO-CAMASTRA
Il pomeriggio del 8 gennaio, nel palazzo della Cultura di Potenza, si è tenuto un incontro sulla condizione delle acque dell’aerea della crisi idriga Basento-Camastra. Organizzato dall’associazione “Spazio K” di Potenza e dall’associazione “Cova Contro” di Policoro. Moderato da Mimmo Nardozza, dell’associazione Spazio K, sono intervenuti il dottor Massimo Morigi, oggi pensionato dell’Ispra a Roma, Giorgio Santoriello di Cova Contro, alcuni fra i tanti cittadini presenti. Un dibattito che con l’introduzione del dottor Morigi ha visto sviscerare in lungo e in largo la situazione del “Bacino Camastra” e delle acque che i 29 comuni del circondario ricevono da Acquedotto Lucano. Sembra superfluo dire che la situazione, così come è percepita con le conferme dei tecnici intervenuti nei dibattiti pubblici, sembra in qualche modo confusa e scoraggiante. A partire da alcuni dati che il dottor Morigi ha sviescerato. Uno di quelli che ha colpito riguarda le 8mila frane che albergano in Basilicata. Di queste: solo due sono monitorate. E anche in questo dibattito, ancora una volta, si è preso coscienza che lo svuotamento dei fanghi, che riducono notevolmente la capacità del bacino Camastra, sono pressochè impossibili da spostare, essendo rifiuti in quantità mostruosa. Conseguenza dell’abbandono della diga che ha visto il quasi fine vita in questo periodo. E sui fondi necessari per spostare i fanghi ci sono dati diversi. I tecnici pubblici, in occasione della prima conferenza stampa del commissario Bardi, durante la quale, sostenne che le cause della situazione erano tutte da ricercare nella siccità, diedero come necessità economica 35milioni. Secondo altri tecnici, durante i diversi incontri organizzati dalle associazioni, variano dai 150 milioni ai 180. Santoriello invece si è soffermato sulle analisi delle acque. Sospettando, con cognizione di causa e dati, che gli enti lucani, diversamente, per esempio, da quelli pugliesi, sembrano molto più superficiali sia nella ricerca degli inquinanti, sia per la mancanza di accreditamento Ispra. Ha fatto un’analisi ampia ambientale e sanitaria. Sulla base delle analisi che la sua associazione svolge da anni con fondi propri, a tal proposito chiedendo ai cittadini di contribuire per poter continuare a coprire le spese dei laboratori, accreditati, ai quali si rivolgono. Purtroppo il verdetto non è incoraggiante, nel suo complesso. Anche, secondo Cova Contro, la super visione dell’incaricato del ministero Luca Lucentini (Iss), per Acquedotto lucano, non avrebbe messo in evidenza le mancanze e non sarebbe stato incisivo, come la situazione richiederebbe. Piuttosto sembrerebbe una sorta di foglia di fico per dare garanzia della qualità delle certificazioni e quindi dell’acqua. Inizialmente definita bevibilissima, fino a quando il direttore di Arpab, intervistato dalla giornalista potentina Cignarale, per Report, ha “confessato” che: “è meglio bere l’acqua in bottiglia. L’acqua che esce dai rubinetti ha tanto cloro ed depurata in maniera spinta” Si sa, l’acqua eccessivamente depurata, perde tutte le qualità che servono al corpo umano, in particolare dei bambini. Oltre ai danni che potrebbe fare il tanto cloro usato. E la preoccupazione l’hanno evidenziata negli interventi a fine delle relazioni, anche i genitori organizzati. Ovviamente preoccupati, hanno chiesto che i pasti preparati per i bambini siano cucinati non utilizzando l’acqua che contiene quella del Basento. Hanno avuto la richiesta di altri 30 centesimi a pasto dalla ditta che li prepara. Sembra assurdo, visto che l’Arpab ha definito quell’acqua, se ne deduce dalle dichiarazioni del direttore scientifico, non proprio adeguata all’alimentazione. Dovrebbe essere la regione, per tramite del comune a far fronte alla spesa. Ma finchè la barca va lasciala andare con l’aiuto di Dio pluvio, sembra il mantra preferito a partire dal Commissario Bardi.