CONDUTTURA CHIUSA, ACQUEDOTTO LUCANO NEGA E “RACCONTA”

IL MISTERO DEL LAVORO “SBAGLIATO” A SPESE DEGLI UTENTI
“La storia del tubo” Così sarebbe inquadrabile la narrazione di un funzionario apicale di Acquedotto Lucano raccontata a Lucaniaoggi sul pezzo di condotta installata nei pressi della galleria che affaccia su viale dell’Unicef, sulla così detta fondovalle di Potenza. La sostituzione di un tratto di condotta che parte dal serbatoio di “Serra San Marco” nei pressi di Pignola, che raccoglie l’acqua di Fossa Cupa, distribuita nel centro di Potenza. Lucaniaoggi ha scritto che quel tratto di tubatura (Leggi QUI), nonostante di recente sostituzione, si è rotto più volte fino al punto di dover essere chiuso. Da Acquedotto Lucano e dall’azienda appaltatrice non c’è stata la smentita. La sostituzione avrebbe dovuto risolvere due problemi: la corrosione dei vecchi tubi di materiale ferroso, ma soprattutto facilitarne la manutenzione, essendo interrata a molti metri per i lavori della galleria. C’era un punto della storia che l’articolo di Lucaniaoggi al momento non ha potuto chiarire: chi ha pagato le diverse riparazioni subito dopo la chiusura dei lavori. Inaspettatamente, dopo aver insistito per un mese per avere delucidazioni, il racconto di Acquedotto Lucano non corrisponde alle informazioni avute da Lucaniaoggi. Infatti, secondo la “narrazione” di AL, la condotta non sarebbe mai stata chiusa e ancora oggi fornirebbe regolarmente l’acqua di Fossa Cupa al centro di Potenza. La prova: “è l’unica conduttura che fornisce il centro, arrivando l’acqua nelle abitazioni, significa che è aperta” Tesi al momento dell’incontro inconfutabile. Invece la realtà, in seguito ad approfondimenti, secondo i bene informati, da Gallitello parte un’altra conduttura per il centro e che quella sulla fondovalle è ancora chiusa. Quindi, se le cose stanno così, si deve capire se si tratta di un lavoro progettato ed eseguito male, o una delle due. La progettazione e il capitolato sono della stessa Acquedotto Lucano; l’installazione della ditta Mancusi che si è aggiudicata l’appalto di manutenzione per 5 anni. Da un’analisi sommaria si potrebbe immaginare che si tratti di corresponsabilità; tutta a danno degli utenti, che si trovano ad aver pagato i lavori e, dicono, 5 interventi di manutenzione e ripristino per una tubatura inutilizzabile. Secondo il tecnico di AL, il problema che ha richiesto ben cinque interventi di riparazione sarebbe legato al continuo apri-chiudi dei flussi durante la crisi idrica. Tuttavia, c’è chi sostiene che la vera causa sia l’inadeguatezza dei materiali rispetto alle pressioni atmosferiche del caso. Un altro elemento fondamentale riguarda la gestione delle condotte: quelle che trasportavano acqua di sorgente, come in questo caso, non venivano tutte chiuse, a differenza di quelle collegate al Camastra. Nello specifico, la condotta interessata è rimasta sempre attiva perché la sorgente garantiva l’approvvigionamento del Centro Storico, compensando la mancanza d’acqua dal Camastra. Il punto fondamentale è che AL faccia capire chi ha scelto i materiali e se è stata indicata nel capitolato la loro qualità minima. Pare che in altre situazioni simili, con materiali più adeguati, ma anche più costosi, non sussistano i problemi della condotta di via dell’Unicef. Se è questo il caso si dovrebbe capire se è Acquedotto ad aver sbagliato la progettazione e la scelta dei prodotti o se è la ditta Mancusi a non aver eseguito il lavoro a “Regola d’arte” Sicuramente la certificazione rilasciata dalla ditta esecutrice al termine dei lavori ne certifica la correttezza, per ottenere il pagamento. D’altro canto non si può dubitare di AL in quanto a competenza sulle progettazioni. Restano due domande: la ditta Mancusi, sempre indirizzata in altre branche come l’edilizia, ha le necessarie competenze, considerato che sta utilizzando il metodo del sub appalto? La conduttura ora chiusa è riparabile o andrà rifatta?

 

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